Dopo anni … tanti … di assenza dal mio studio ritorna la carbossiterapia vecchia ed efficace compagna degli anni 90 quando la cellulite si combatteva con Mesoterapia ed Elettrolipolisi. La Carbossiterapia è quindi un trattamento “vecchio” che, in barba all’età, combatte i segni del tempo e gli inestetismi della pelle più odiati. L’impiego terapeutico di questo gas, infatti, affonda le sue radici nel 1932 presso la stazione termale di Royat in Francia, dove i pazienti venivano sottoposti a trattamenti a base di anidride carbonica per contrastare disturbi vascolari di diversa natura.
Con il passare del tempo, la carbossiterapia ha suscitato un interesse sempre maggiore, che l’ha portata a essere oggetto di numerose ricerche e approfonditi studi clinici e attualmente è una tecnica medica praticata in tutto il mondo. Negli ultimi anni il suo utilizzo è aumentato in maniera esponenziale grazie anche al perfezionamento della tecnica e al miglioramento dei macchinari utilizzati diventando così più efficace, sicura e meno fastidiosa.
Ma come funziona? Quali sono i rischi? La possono fare tutti?
La carbossiterapia è utile nel trattamento di tutti quei disturbi caratterizzati da alterazioni della microcircolazione, sulla quale, proprio l’anidride carbonica è in grado di esercitare effetti benefici.
Difatti, in seguito alla sua somministrazione per via sottocutanea, l’anidride carbonica è in grado di incrementare il flusso ematico locale mediante l’aumento della sfigmicità arteriolare, ossia l’aumento della dilatazione e della ritrazione delle pareti elastiche delle arterie, che favorisce la spinta del sangue dal flusso ematico al micro circolo che unitamente al rilassamento delle cellule muscolari lisce presenti a livello degli sfinteri precapillari aumenta la perfusione periferica.
Gli effetti dell’anidride carbonica, tuttavia, non finiscono qui. Questo gas, infatti, agisce anche a livello del tessuto adiposo dove può indurre l’attivazione di una cascata di segnali che culmina con la stimolazione dell’attività della lipasi intradipocitaria, l’enzima che idrolizza i trigliceridi presenti all’interno degli adiposciti portando alla formazione di acidi grassi e glicerolo. Inoltre l’aumento del rilascio di ossigeno favorisce i processi catabolici di ossidazione degli acidi grassi, per i quali la presenza di questo gas è fondamentale.
Infine l’effetto biostimolante della carbossiterapia è molto efficace anche per la salute della nostra cute, in particolare, l’ossigenazione dei tessuti, il miglioramento della circolazione e la riattivazione dei fibroblasti ( le cellule che producono collagene e fibre elastiche ) rendono la pelle più tonica e compatta tale da poter essere integrata anche nei protocolli di biorivitalizzazione del viso.
L’anidride carbonica viene poi allontanata dall’organismo mediante i meccanismi endogeni di eliminazione che vengono utilizzati anche in condizioni fisiologiche.
La somministrazione dell’anidride carbonica nel tessuto sottocutaneo avviene mediante aghi sottilissimi (monouso e sterili), che sono collegati a un apposito apparecchio che eroga il gas. Quest’apparecchio è dotato di un serbatoio, all’interno del quale è contenuta l’anidride carbonica sterile, e di un flussimetro che ne regola la fuoriuscita. La velocità con la quale l’anidride carbonica fuoriesce e la quantità di gas iniettato devono essere stabilite dal medico.
La durata di una singola seduta può variare dai 10 ai 20 minuti, in funzione del tipo di disturbo che si deve trattare e della sua gravità. Per ottenere risultati apprezzabili, tuttavia, una singola seduta di carbossiterapia non è sufficiente, ma è necessario eseguire cicli terapeutici composti da diverse sedute.
Un ciclo terapeutico può essere costituito dalle 6 alle 10 sedute a seconda del paziente e del problema da affrontare. L’intervallo fra una seduta e l’altra è settimanale.
Al termine della seduta è possibile riprendere tutte le normali attività quotidiane.
Come tutti i trattamenti la stabilità del risultato avviene tramite delle sedute di mantenimento da effettuarsi nel tempo.